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Dato che l’Ebraismo rispetta tutte le società che si comportano in un modo moralmente corretto, è lungi da esso spingere le persone a convertirsi.

Ci sono stati momenti nella storia ebraica in cui anche gli Ebrei hanno esercitato un certo proselitismo, ma nel corso degli secoli e particolarmente durante l’esilio dalla terra d’Israele, gli Ebrei si sono preoccupati più di quanti appartenevano alle loro comunità che non degli altri.
Nondimeno è sempre stato possibile convertirsi all’Ebraismo. Secondo la concezione tradizionale, per una vera conversione sono necessari alcuni requisiti: la persone deve aver studiato l’Ebraismo e dimostrare che intende sinceramente vivere una vita da Ebreo e, al momento della conversione, deve immergere in un Mikveh, o bagno rituale e, se è un maschio, sottoporsi alla circoncisione.

(…) Diventando Ebrei, i convertiti adottano un nome ebraico. Dato che i nomi ebraici fanno riferimento anche al proprio padre e alla propria madre (per esempio Ben Yosef, “figlio di Giuseppe”, o Bat Esther, “figlia di Ester”), il nome dei convertiti risale in genere ad Abramo e a Sara, come se fossero i figli dei patriarchi: essi, infatti, sono considerati non solo i primi Ebrei, ma anche padre e madre di tutte le nazioni.

Fonte: "per conoscere l'ebraismo" di Daniel Taub