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Di Rav Alberto Sermoneta

"Va hi A' et Josef va hi ish mazliach - E il Signore fu con Josef e divenne un uomo prosperoso"
Questa settimana la Torà ci presenta il personaggio di Josef; un personaggio complesso nella figura e nel comportamento. Soprattutto nelle prossime parashot leggeremo la sua storia e il modo che aveva di confrontarsi con il suo prossimo: sia più vicino a lui - come i fratelli - sia più distante - come gli egiziani e tutti coloro che gli si presentavano, provenienti anche da luoghi lontani per acquistare in Egitto, il grano per far fronte alla carestia.

All'inizio della sua storia Giuseppe sembra un ragazzo umile e servile, disposto ad aiutare chiunque; ma durante la sua vita matura si dimostra scostante e pieno di sé.
C'è però una caratteristica che lo distingue: egli non dimentica mai la presenza divina, che lo accompagnerà per tutta la vita - anche nei momenti più difficili- e, senza alcun timore, non esita a rendere pubblica la cosa, anche in ambienti nobili e pagani come era l'Egitto dell'epoca.
Vi sono persone - anche ebree - che avendo raggiunto livelli alti nelle loro carriere nutrono una certa difficoltà a manifestare le loro cose personali, proprio come la religione e, pur non rinnegandola fanno di tutto per apparire "normali" ossia come gli altri.
Esempi nella nostra storia ne abbiamo da vendere: vedi la storia di Ester, fino ai personaggi della politica moderna che mai rivelano la loro vera identità.
Ai tempi dell'invasione ellenica in Israele, la maggior parte degli ebrei, che vivevano in quel Paese, si comportavano così, provocando chiaramente un forte indebolimento delle tradizioni più vive di una popolazione, tra le quali la dimenticanza della lingua.
Molti ebrei moderni - israeliani e non - sono altresì ostinati a sostenere la causa che già l'esistenza di uno Stato di Israele moderno può sollevare i suoi abitanti dal dovere dell'osservanza delle mizvot.
In ognuno dei casi citati, sia dell'antichità che dei nostri giorni, alla fine si è costretti ad ammettere (almeno nei casi riguardanti il nostro popolo) che pur sempre c'è bisogno in casi più o meno gravi, di un intervento di natura soprannaturale, che permetta di emergere da situazioni pesanti.
Ci sono delle cose che sono assolutamente inspiegabili senza quella componente; basterebbe soltanto pensare alla Guerra dei "Sei giorni".
Molti non amici continuano a dire che se non ci fossero stati aiuti da parte di alcuni particolari alleati, Israele non ne sarebbe venuta fuori.
Ma anche l'Egitto aveva i suoi particolari alleati ed era l'esercito più armato del Medio oriente; eppure non fece una bella figura.
Andando invece indietro con la Storia, durante l'assedio babilonese, tutte le alleanze fatte da Israele, si rivelano catastrofiche: "All'Egitto stendemmo la mano e all'Assiria gli aiuti alimentari" (Echà
5).
Se non c'è anche la volontà divina qualsiasi alleanza è vana.
Anche a Josef capitò la stessa sorte; fintanto che si rivolgeva a D-o egli prosperava; una sola volta che chiese aiuto ad un uomo - al capo coppiere - sperando che intercedesse per lui con il faraone, costui si dimenticò e rimase in carcere altri tre anni.
"Matatià il Sommo Sacerdote levò la sua voce e disse:
" In verità, se dovesse accadere che tutti i tuoi sudditi - o re - si allontanassero, abbandonando le tradizioni dei loro avi per seguire tutte le divinità dei popoli, ciò non accadrà per me e la mia famiglia.
Noi non devieremo né a destra né a sinistra dalle regole della Torà dei nostri padri. Lungi da noi dal trasgredire le mizvot del Signore nostro D-o e abbandonare il Suo patto.
Perciò non rispetteremo le leggi del re (Antioco) mentre non abbandonerò i nostri statuti per seguire gli statuti del re."
La festa di chanuccà quindi deve farci flettere sul fatto che la riuscita positiva del nostro operato di ebrei è fortemente legata anche al mantenimento delle tradizioni millenarie del nostro popolo.
Così come Eretz Israel è fortemente legata al popolo, da un vincolo inestinguibile che è quello dell'osservanza delle mizvot.
Un vincolo a tre che va avanti da ormai tremila anni e che nessun'altro è per nessun motivo potrà essere sciolto.


Shabbat shalom e Chag urim sameach