Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel sito accetti l'uso dei cookie.

Storia, caratteristiche ed emergenze storico-artistiche del complesso architettonico

La via Mario Finzi è dedicata al giovane musicista e magistrato bolognese ebreo delegato all’assistenza dei perseguitati e lui stesso deportato dai nazisti senza ritorno ad Auschwitz. Si chiamava Vicolo Tintinaga, oscura denominazione, forse dall’omonima parola bolognese, sinonimo di inconcludente. Di fatto, era il vicolo che ospitava l’uscita secondaria cosiddetta Posterla della Porta Nova. In periodo romano questa strada era già esterna all’insediamento urbano come testimoniano i reperti archeologici ritrovati al numero 4 sotto la Sinagoga, ed in fondo alla strada sotto il Palazzo Belloni.
L’ingresso della Sinagoga, direttamente sulla strada è relativamente recente e risale a questo dopo guerra.
La via De’ Gombruti prese il nome dalla famiglia omonima. Il tracciato viario si trova entro il perimetro dell’insediamento urbano romano, come testimoniato dai reperti del civico n. 9 (Casa della Sinagoga) e civico n. 11 (Palazzo Belloni)
La Casa del n. 7, è conosciuta come Casa Gombruti o Casa de’ Gombruti, ma la famiglia Gombruti non è nota nella storia del Medioevo bolognese.
I Gombruti, nel Medioevo non possedettero torri ed, in epoca successiva, non divennero mai esponenti di quella maggiore nobiltà che monopolizzava il governo cittadino.
Si estinsero nel XVII secolo, senza lasciare traccia del loro nome. Solo per un breve periodo, uno della famiglia ebbe un titolo nobiliare. Nel 1530, Francesco Gombruti sposò la figlia del Conte di Panico, Ludovico di Bonifazio ed ereditò anche il titolo nobiliare.
Due generazioni dopo, Vincenzo fu l’ultimo a portare il nome di Gombruti, Essendo morto senza discendenti maschi, Isabella, figlia di Giovanni, tuttora vivente nel 1615, fu l’ultima della famiglia. Casa Gombruti è rimasta come fu ricostruita nel 400, dopo che era stata distrutta da un incendio, scoppiato alla morte di Annibale Bentivoglio. E’ un raro esempio di architettura di legno, in cui elementi strutturali, semplici ed essenziali sono stati decorati con dentelli e scanalature.
La Casa dei Gombruti n. 7 è “di interesse storico artistico ai sensi della Legge 1989/39 per atto emesso ai sensi della Legge 364/1909 con notifica del 26/01/1992”.
Il piano terra di Casa Gombruti fa parte del complesso immobiliare Casa della Sinagoga ed è di proprietà della Comunità Ebraica di Bologna.
L’edificio Casa de’ Gombruti, ubicata nell’omonima via, al civico n. 7, e l’attiguo edificio fra il civ. n. 9, ed il n. 4 di via Mario Finzi ove si trova l’Aula Sinagogale, oggetto del presente intervento, costituiscono insieme un “unico complesso architettonico, reso unitario dalla complementarità strutturale e funzionale dei due fabbricati”, come da nota della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici ai monumenti di Bologna n. 8000 in data 19.05.1999:
Il portico di legno del numero civico 7, in uso comune con la Comunità, sul fronte di via de’ Gombruti é già stato oggetto di Restauro, e cosi pure è stata restaurata la Aula Sinagogale, con un intervento diretto Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici ai monumenti di Bologna, che ha incaricato della direzione lavori l’arch. Luciano Serchia.
L’edificio di cui al civico n. 7 di via de’ Gombruti è situato fra la via Gombruti stessa ed il cortile interno di pertinenza del civico n. 9 ed è costituito da un piano terra, e da due piani fuori terra.
L’edificio di cui al numero civico n. 9 di via de’ Gombruti si estende dalla via de’ Gombruti alla retrostante via Mario Finzi già vicolo Tintinaga.
Si compone di un fabbricato originario, latistante la via de’ Gombruti e di un altro comparto edilizio anticamente adibito ad un unico vano, probabilmente magazzino, successivamente ristrutturato. In sede di restauro, proprio nei sotterranei del magazzino ottocentesco, sono stati scoperti dei pregevolissimi sotterranei incentrati su di un blocco di sedici volte a vela, in mattoni con adiacenti locali coperti con volte a botte.
I pavimenti ritrovati, di epoca romana, presentano un semplice battuto, per quanto riguarda la pavimentazione di età repubblicana ed una pavimentazione, parte in mosaico e parte in coccio pesto, per il periodo imperiale nonché interventi successivi, in epoca tardo medioevale. Sono stati ritrovati frammenti di intonaco affrescato in corso di ricomposizione ed una doppia pavimentazione riscaldata ad acqua calda mediante una fornace in sito.
Le notizie, riguardo all’edificio soprastante, cioè la Sinagoga, ci sono fornite dal resoconto lasciatoci da Marco Momigliano, Rabbino maggiore della locale Associazione Israelitica.
Le notizie riguardo alla pavimentazione romana, analoga a quella ritrovata in Palazzo Belloni a circa 200 metri di distanza, sono in corso di acquisizione, mediante scavi e restauri direttamente effettuati dalla locale sopraintendenza archeologica.
Le notizie riguardo la soprastante Aula Sinagogale, derivano dall‘autobiografia di Marco Momigliano, Rabbino di Bologna, arrivato in città il 30/7/1866 dalla natia Mondovì ed operante in città per 50 anni.
Inizialmente nel 1868, è preso in affitto un locale in via de’ Gombruti al n. 17 (attuale n. 7). Nel 1874, l’immobile di via de’ Gombruti n. 9 è posto all’incanto e l’Associazione volontaria Israelitica procede al suo acquisto, affidando il progetto all’ing, Guido Lisi di Bologna. I lavori, iniziati nel 1874, sono ufficialmente ultimati nel giugno del 1877, per la festa di Pentecoste (Sciavuòth) durante la quale ebbe luogo l’inaugurazione. La nuova Aula Sinagogale è eretta nella parte interna del lotto, ampliando l’edificio esistente ed occupando una porzione di terreno che si affacciava sul vicolo Tintinaga. La sala aveva una forma rettangolare, per un’altezza di mt. 13,50 coperta da una volta a botte, con estremità bombate, che prende luce da due grandi finestroni ad arco ai lati dell’altare (Aròn Ha Qòdesh), posto naturalmente sul lato di levante.
Sul lato meridionale della sala, era posto al piano terra un corridoio di servizio ed al primo piano la galleria per le donne. Il parapetto era chiuso da balaustre cieche sormontate da colonnine delimitanti cinque campi chiusi da grate lignee dorate. La sala ospitava 36 posti di prima classe e 60 posti di seconda classe, tutti rivolti verso l’Aròn Ha Qòdesh. All’inizio del secolo l’architetto Attilio Muggia, docente presso la regia scuola di Ingegneria di Bologna ricevette l’incarico di progettare il rifacimento della Sinagoga esistente non più idonea all’accresciuta Comunità di Bologna.
Muggia, nel corso di almeno un decennio differenti proposte per l’Aula Sinagogale, ma solo nel 1928 la nuova costruzione viene portata a termine.
Una vista assonometria dell’interno, elaborato nel 1915, ci mostra già il sontuoso aspetto della Sinagoga. La sala aveva ancora le dimensioni della precedente ma la copertura è con volta a padiglione e nervature fregiate che terminano in un rettangolo il quale circoscrive la lanterna – lucernaio ellittica. La parere dell’Aròn e quella opposta sono coronate da lesene e fasce che le dividono in un doppio ordine. Le pareti laterali settentrionali e meridionali sono sostenute da un doppio ordine di colonne con capitelli a mensola. La sala risulta in questo modo più ampia., il matroneo, grazie anche ai gradoni laterali, assume di una loggia teatrale. Ai due lati dell’Aròn si trovano gli stalli di legno ove sedevano gli anziani del tempio: i Parnassìm. Nel 1943, probabilmente il 25 settembre la Sinagoga viene colpita dai bombardamenti. Nel dopoguerra, con grande sforzo, la Comunità israelitica affronta ancora una volta la ricostruzione della Sinagoga affidando l’incarico al figlio di Attilio Muggia: L’ingegner Guido. Invano egli presenta una proposta della Sinagoga paterna con l’adozione di nuove soluzioni strutturali. Probabilmente, per motivi economici, a Guido Muggia rielabora il progetto, sostituendo al volta a padiglione, m con altro tipo di copertura. L’insieme architettonico ha ancora la stessa struttura, la sala è affiancata da due deambulatori al piano inferiore e dalle logge del matroneo a quello superiore.
Tuttavia la copertura è a botte nervata. Sul muro occidentale su vicolo Tintinaga, ora rinominato via Mario Finzi si apre una gran finestra circolare in cui è iscritta una stella di Davide. Sul lato opposto, sopra l’Aròn viene posta una gran finestra a tutto sesto. L’interno è sobrio, con pilastri a base quadrata ed architravi al piano inferiore. Ad arco a tutto sesto sono invece le architravi a quello superiore. Le nervature della volta scandiscono l’interno delimitando delle losanghe e creano l’illusione di una volta continua mentre invece si tratta di una serie affiancata di solai piani. Una novità importante è costituita dal nuovo fronte stradale con un prospetto intonacato che simula un rivestimento in pietra. Al centro si apre la finestra circolare ed ai sue lati due corpi leggermente sporgenti più basse ospitano le porte di ingresso ai deambulatori e le finestre circolari poste in corrispondenza delle logge del matroneo.
Il piano di calpestio della Sinagoga è più alto di quello della sede stradale e sotto a questo si trova un ampio sotterraneo che probabilmente per la limitatezza delle risorse economiche venne lasciato a deposito di macerie della precedente distrutta Sinagoga, fino ai restauri del 2004.

Linee guida di progetto e delle opere di restauro conservativo
Gli interventi proposti sono da realizzarsi nel complesso edilizio denominato Sinagoga di Bologna, ubicato fra via Gombruti n.9, e via Mario Finzi, di proprietà della Comunità ebraica di Bologna, censito al N.C.E.U. al foglio n.200, mappale n.13, sub.13.
Il progetto di restauro della Sinagoga elaborato dalla Comunità Ebraica nel 2002 , approvato e giudicato meritevole di finanziamento dal Ministero dei Beni Culturali Ambientali e poi fatto proprio dalla Soprintendenza ai Beni Artistici Ambientali per l’Emilia Romagna, ha previsto il restauro degli interni e degli esterni della Sinagoga nonché il recupero dei sotterranei della Sinagoga da adibirsi a sala polifunzionale per attività sociali della Comunità ebraica e della città in genere. E’ stato previsto l’utilizzazione dei sotterranei anche ad uso mensa rituale ebraica e, poiché l’ubicazione delle cucine non era ammissibile si è previsto un collegamento verticale con l’attuale cucina rituale ebraica (cashèr) posta al secondo piano dello stabile, mediante un montacarichi / monta vivande programmato per essere utilizzato anche di sabato. Il monta vivande è ubicato, nel cortile interno della Sinagoga, sul lato sinistro della vetrata. Sul lato estro, per simmetria, il Comune ha imposto in sede di concessione, analoga struttura che è già stata realizzata.
I locali sotterranei, testé scoperti, presentano un’opportunità unica di ambiente in cui la pavimentazione romana, naturalmente protetta dalle soprastanti volte, può essere in tutto o in parte lasciata alla fruizione del pubblico che la potrà ammirare al di sotto di una pavimentazione in vetro, come quella dell’attuale Sala Borsa, ove però si ammirano solo murature e non mosaici e coccio pesto.
In sostanza a lavori ultimati, si avrà una delle più belle sale di Bologna, ove alla pavimentazione romana farà riscontro una serie di volte di notevole bellezza. Questa sala sotterranea polifunzionale, potrà permettere alla Comunità Ebraica di Bologna di ospitare finalmente anche attività culturali di primario interesse cittadino.