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In ebraico shem-ha-meforash, cioè "il nome impronunciabile",anche se il significato letterale dell'espressione è esattamente opposto: il "nome spiegato, disteso, esplicito".

Nella Bibbia Dio è chiamato con numerosi appellativi e attributi: omnipotente, eterno, rocca e altre forma più o meno poetiche.
"Signore, che cosa deve dire da Lui quando il popolo gli chiederà che è il Dio che lo manda. Il Signore risponde: "Io sono colui che sono "ehyeh asher eyheh"). Po disse: "Così dirai ai figli d'Israele: L'io sono (eyheh) mi ha mandato da voi" (Esodo, 3, 14).
Dio, fondato su quattro consonanti e pronunciato dal sommo sacerdote nel Santo dei Santi, al Tempio di Gerusalemme, il giorno di Kippur. Per il resto questo nome è impronunciabile in virtù della sua maestà.

L’idea che, come atto di riverenza, non si debba pronunciare il nome di Dio, è implicitamente contenuta già in Esodo 3, 15, dove è detto: “questo è il mio nome per sempre”: per sempre, in ebraico, le-‘olam, può essere letto anche le-‘allem, cioè appunto “da celare”. A seguito della distruzione del Tempio si è persa la conoscenza della corretta pronuncia del nome, patrimonio allora esclusivo del sommo sacerdote. Tuttavia esistono varie tradizioni, racconti di carattere folkloristico e popolare che narrano dell’uso di questo nome, grazie al quale si potevano realizzare prodigi e magie. Va infine detto che uno dei più comuni appellativi per dire Dio è proprio, semplicemente, “il Nome”.

Fonte: "Gli ebrei questi sconosciuti" di Elena Loewenthal