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E’ questa una parola di origine incerta, che deriva probabilmente dal greco e indica un particolare procedimento di interpretazione del testo ebraico.

Dal momento che le lettere ebraiche hanno anche un valore numerico, la gematriya gioca su questa ambivalenza per creare accostamenti, equivalenze, dissonanze. Ad esempio: il valore numerico della parola echad, cioè “uno”, ma soprattutto “unico” riferito a Dio, è equivalente a quello di ahavah, che significa amore. Da questi parallelismi vengono poi tratte molteplici conclusioni o conseguenze. La gematriya è un metodo usato soprattutto nella qabbalah e nei testi di mistica.

Fonte: "Gli ebrei questi sconosciuti" di Elena Loewenthal