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Ore 21
Presso il Museo Ebraico di Bologna

ne parla Ferdinando Amigoni, Università di Bologna, in collaborazione con l’Alliance Française, Bologna

Figlio di ebrei polacchi emigrati negli anni Venti, nel 1940 Georges Perec rimase orfano del padre, ucciso all'inizio della Seconda guerra mondiale, e tre anni dopo della madre, deportata in un lager nazista. Compiuti gli studi secondari al Collège d'Étampes, nel 1954 s'iscrisse alla Sorbona, dove seguì irregolarmente i corsi di sociologia. Dal 1961 al 1978 lavorò al Centre national de la recherche scientifique come ricercatore documentarista. Fu tra i protagonisti del dibattito in corso negli anni Sessanta tra letteratura dell'engagement e nouveau roman, collaborando a riviste quali “Les lettres nouvelles”, “Cause commune”, “Partisans”, “La nouvelle revue française”.

Nel 1967 aderì all'OULIPO (Ouvroir de Littérature Potentielle), il gruppo di ricerca sperimentale fondato nel 1960 da Raymond Queneau e dal matematico Francois Le Lionnais, animato, tra gli altri, da Italo Calvino. L'abbondanza e la nudità, la padronanza delle forme e delle strutture, l'acrobaticaleggerezza degli spostamenti di senso sono i tratti più manifesti della sua opera, non riconducibile a nessun modello, che in ogni sua sfaccettaturasembra rispondere all'imperativo morale dell'autore: "scrivere è tentare meticolosamente di trattenere qualcosa, di far sopravvivere qualcosa”.