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Quando si avvicina la festa di Pesach, per le strade dell’antico quartiere ebraico di Roma si comincia a sentire sin dalla tarda notte, un intenso profumo di dolci; è l’antica pasticceria di “Boccione” che già da subito dopo Purim e naturalmente dopo la consueta bollita di Pesach, inizia la lavorazione di amaretti, ciambellette, pan di Spagna e biscottini per la festa di Pesach.

L’intenso lavoro per la continua richiesta da parte degli ebrei romani che iniziano da molto tempo prima ad accaparrarsi i prodotti alimentari per la festa, i consueti acquirenti anche non ebrei, che vengono da tutta Roma per acquistare i dolci di Boccione, lo shomer (il sorvegliante) che viene inviato dall’Ufficio Rabbinico a garantire costantemente, giorno e notte l’assoluta kasherut per Pesach, fanno tramutare quel luogo testimone di una Roma antica, che ormai non si ritrova più da nessun altro luogo, una industria ultramoderna degna di questo ultimo secolo.

Le caratteristiche di questo angolo in cui si mescolano le antiche usanze dei romani e quelle antichissime ma pur sempre attuali degli ebrei romani, contribuiscono a creare un clima soave ed un quadretto degno delle fiabe più dolci.
Ma durante la festa di Pesach, la cosa più dolce è il profumo del miele che inebria le strade dell’antico ghetto; in ogni casa ebraica che si “rispetti”, non possono mancare le famose “pizzarelle con il miele”.
E’ il dolce ebraico romano più caratteristico della festa di Pesach, è fatto a base di azzime e cioccolato, naturalmente condito con miele caldo. Il suo sapore è il simbolo della festa di Pesach e di nessun altra festa; esso è caldo come la primavera e ne ricorda i suoi profumi inebrianti.
Così come dolce e buono è il sapore di questo dolce, altrettanto dolce è il sapore del canto esclusivo della festa di Pesach; una antica poesia che si recita nelle Sinagoghe romane durante i giorni di festa solenne.
“Jechajenu mi jomaim ve ifdenu be rachamav ‘osè shalom bimromav” questo è l’inizio della poesia che si canta con una melodia unica al mondo alla fine della preghiera del Musaf ; il suo significato è un ripetersi di frasi augurali, alcune riprese dal testo della Torà in cui si ricorda la festa di Pesach come la tappa fondamentale per la storia del popolo ebraico, frasi come quella usata da millenni come augurio per la fine delle sofferenze del nostro popolo e l’inizio di una vita in pace “le shanà ha baà bi-irushalaim “.
La sua melodia ricorda qualcosa di molto lontano che si fonde nella notte dei tempi, o più precisamente ci riporta al tempo quando gli ebrei erano rinchiusi nei ghetti e per mantenere salde le loro tradizioni, anche a discapito della loro vita cercavano di tramandarsele di padre in figlio, cominciando dalle cose più semplici come ad esempio il canto delle preghiere.
E’ una melodia che si fonde fra quella tradizionale romana e la più malinconica spagnola, proprio perché in quel tempo, le già anguste strade del ghetto romano vennero a sopportare l’aumento di popolazione di ebrei, che espulsi dalla Spagna, cercavano un po’ di calore, se così si può dire, fra i loro fratelli di un’altra nazione.

Gli ebrei romani, quelli che sono affezionati alle loro tradizioni liturgiche, si affrettano a recarsi nelle varie Sinagoghe per ascoltare il canto delle “pizzarelle” chiamate così famigliarmente, e contribuisce a diventare una sorta di competizione fra  chazzanim (cantori- ufficianti) delle varie Sinagoghe, per chi riesce meglio a trasmettere con il loro canto, quel pizzico di intonazione in più da renderle ancor più affascinanti e sentimentali.
Concludendo, auguriamo ai nostri lettori lo stesso augurio espresso nel testo delle “pizzarelle” e che dice: 
“ possiate meritare per molti anni o sacra comunità la Rocca che cavalca i cieli ponga in mezzo a voi la gioia il Signore che non ha inizio né fine vi mandi presto la redenzione”.
Mo’adim le – simchà     
 
La ricetta delle pizzarelle con il miele

6 azzime francesi all’acqua
4 uova intere
6 cucchiai di cacao amaro in polvere
10 cucchiai di zucchero
100 gr. di pinoli
100 gr. di uvetta
1 pizzico di sale
MIELE
 
Mettere a bagno nell’acqua fredda le azzime per circa un’ora, dopo averle spezzettate.
Strizzarle cercando di togliere più acqua possibile.
Aggiungere uno alla volta tutti gli ingredienti.
Formare con due cucchiai delle polpette allungate da friggere in olio bollente.
Scolare su carta da cucina ed ancora calde, cospargerle di miele scaldato a parte precedentemente.
                                                                                                     
Buon appetito!