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Di Moshè Marco Del Monte

È scritto all’inizio della Parasha: “Behaalotechà et Hanerot el mul penè Hamenorà” Nel tuo innalzare i lumi di fronte la facciata della Menorà”.

La traduzione letterale che di solito si dà a questo verso è quella che descrive l’ordine di D.o Benedetto dato a Moshè di parlare a sua volta ad Aharon, dicendogli di accendere la Menorà. Come si può notare nella traduzione iniziale le parole usate sono interpretabili in molteplici modi. In particolare, i nostri maestri ci dicono che la Menorà è un simbolo che identifica il volto stesso dell’uomo, quindi “Penè Hamenorà” significa proprio “Il volto della Menorà”. I chachamim insegnano che il volto è composto da 7 Shaarim, portali, cioè i due occhi, le due orecchie, le due narici e la bocca. Graficamente se noi disegnassimo delle linee oblique verso il mento partendo proprio dalle orecchie, occhi e narici, ed una linea verticale verso il basso della bocca, avremmo proprio la struttura di una Menorà, tra l’altro, secondo un’interpretazione rabbinica, la Menorà non aveva bracci curvilinei bensì erano linee oblique dritte. Ma qual è l’insegnamento che ci viene da questo paragone? Spiegano i Chachamim che purificando ogni portale del nostro viso riusciremmo ad illuminarlo di una luce spirituale equivalente alla Menorà: Attraverso la purificazione delle orecchie, cioè non sentire Lashon Harà, e ascoltare parole di Torà; attraverso la purificazione degli occhi cioè, non vedere cose proibite, bensì vedere e leggere i testi sacri, attaccando proprio il focus visivo sulle lettere stesse considerate Kelim-Recipienti di luce; attraverso la purificazione delle narici cioè non arrabbiarsi, infatti la parola “Ira””Charon Af” è legata alla parola “Af” Naso, bensì essere pazienti, termine tradotto con “Erech appaim” “Lunghezza del viso/Naso”, e quindi anche ringraziare D. di ogni respiro che ci dà, come è scritto “Kol Haneshamà tehallel Ka” “Ogni Anima Ti Loderà”, non leggere “Neshama” bensì “Neshimà”, cioè leggi “Ogni respiro Ti Loderà”; ed infine attraverso la purificazione della bocca cioè non pronunciare cattive parole, lashon harà, bensì si usi la bocca per studiare e pregare Hashem. Attraverso questa purificazione potremmo avere il volto luminoso che irradia quella luce spirituale che riesce ad illuminare ciò che è intorno a noi, come spiega Rashi nel verso 11,17 che Moshè nel momento in cui doveva trasmettere lo spirito di profezia ai 70 anziani, divenne simile ad una Menorà da cui tutti accendono le proprie lampade, senza che la luce venga per nulla a scemare.
Con l’augurio che ognuno di noi possa essere luce per sé e trasmettitore di luce verso gli altri vi auguro un caloroso Shabbat Shalom