Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel sito accetti l'uso dei cookie.


Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà che leggeremo questo shabbat, può definirsi senza dubbio, tra le parashot più tristi della Torà.
In essa si narra della morte di Miriam, sorella maggiore di Mosè, del decreto divino che impedirà sia a Mosè che ad Aharon di entrare nella terra di Israele, ed infine, con una descrizione minuziosa, della morte di Aharon sommo sacerdote.
Alla morte di Ahron, seguirà immediatamente l'elezione divina di suo figlio Elazar.
La Torà ci narra che, prima ancora di far lutto per la morte di Aharon, (lutto di trenta giorni che coinvolgerà tutto il popolo di Israel) D-o nomina immediatamente il suo successore.


Di Rav Alberto Sermoneta

Nella parashà che leggeremo questo shabbat, troviamo un numeroso elenco di mizvot e di avvenimenti, soprattutto negativi, che caratterizzano il comportamento del popolo durante la permanenza di quaranta anni nel deserto.
Il termine choc da cui deriva la parola chukat, viene tradotto letteralmente legge o statuto, ma in realtà deriva dal verbo le- chakhek che significa scolpire sulla pietra.
Tutto ciò che è scolpito sulla pietra non può essere facilmente cancellabile, quindi, anche questo tipo di mizvot ha un valore eterno e servono a dimostrare il sentimento di ogni appartenente al popolo di Israele.


Di Rav Alberto Sermoneta

Una delle problemati che più discusse della parashà di Chukkat, che leggeremo questo shabbat, è il brano che viene chiamato “nechash ha nechoshet – il serpente di bronzo”.
In essa si racconta che il popolo si lamentasse contro Mosè ed Aaron per la mancanza di cibo e di acqua, sostenendo che all’infuori della manna, non vi era altro.
Il Signore punisce la maldicenza del popolo, mandando dei serpenti che mordono, uccidendo, alcuni che si erano macchiati di questa colpa; altri invece avvelenati e colpiti dalla piaga, pentendosi della malefatta pregano Mosè di intercedere con il Signore per farli guarire.

 

Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà che leggeremo questa settimana è particolarmente ricca di episodi e problematiche difficili ed alcune anche del tutto negative.
Si inizia con la mizvà della “vacca rossa” le cui acque servivano a purificare chi si era reso impuro dal contatto con un cadavere, mentre rendeva impuro colui che si fosse occupato di eseguire questa mizvà e che si trovava invece in stato di purità.
L’episodio che va sotto il nome di “acque della contesa – mè me - rivà”: in cui si narra che dopo la morte di Miriam, il popolo rimane senza acqua e si lamenta contro Mosè ed Aaron; il Signore comanda a Mosè di parlare alla roccia (un episodio analogo era già accaduto ed è raccontato nel libro di Shemot, in cui il Signore dice a Mosè di battere con il suo bastone contro una roccia da cui sarebbe sgorgata l’acqua per dissetare il popolo), mentre costui batte la roccia in presenza di Aaron che non lo contraddice; per questo il Signore li punisce entrambi, non facendoli entrare nella terra di Israele.