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Di Rav Alberto Sermoneta

Nella nostra parashà, esattamente nella parte centrale di essa, la Torà ci descrive due casi che possono verificarsi nel corso della vita di un ebreo.

La sotà, ossia una donna sposata il cui marito dubita della sua fedeltà coniugale e per questo, la Torà prevede una lugubre cerimonia dove, nel caso in cui essa si sia macchiata di questa trasgressione, sarebbe dovuta morire.
L'altro caso è il nazir, ossia una persona che abbia deciso di astenersi dal cibarsi di alcune sostanze o bevande inebrianti, dal tagliare i capelli e la barba come ulteriore rigore per la sua vita; decisione che potrebbe essere definitiva o temporanea.
Nel Talmud ci si chiede il motivo per cui questi due casi, totalmente estremi, uno il contrario dell'altro stessero vicini nel testo della Torà. La risposta è:Chiunque veda la sotà nel momento della sua rovina, si astiene dal bere vino. Ossia, l’eccesso di comportamento, sia in un caso che nell'altro, sicuramente non porta a cose buone. Nella vita di un ebreo c'è bisogno di trovare una strada centrale, senza mai deviare da una parte o dall'altra. 

Shabbat Shalom