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Di Marco Del Monte

“Abramo, Abramo” E lui disse: “Eccomi”. E disse: “Non stendere la mano sul ragazzo e non fargli nulla perché ora so che tu sei timoroso del Signore”.

C’è discussione tra i chachamim se veramente Avraham non toccò Itzchak. Secondo l’Orach Chaym, Rabbì Chaym Ben Atar, nel momento di massimo zelo, Avraham mosse il coltello su Itzchak, il quale entrò nel Gan Eden per ben tre anni per essere guarito; proprio per questo, quando diventerà cieco, nel momento in cui si avvicinerà a lui il figlio Yaakov, riconoscerà l’odore del Gan Eden. Chi aveva detto ad Izchak quale fosse l’odore del Gan Eden? Perche ci era stato. In questo strano evento, è superiore il dolore del padre a quello del figlio, potremmo quasi dire che in quel momento è Avraham ad essere sacrificato: legare l’unico figlio, quello tanto desiderato, quello ottenuto miracolosamente e da cui deriverà quella discendenza promessa, veder mancare il seguito della sua futura generazione, come a dire la storia di Avraham finisce qui, solo un grande Tzaddik come Avraham può avere la forza per affrontare tutto ciò. La storia dei nostri Padri è anche la nostra storia, il nostro percorso quotidiano. Risulta, quindi, di difficile interpretazione questo episodio e come sia difficile vederci una qualche ipotetica applicazione alle nostre vite. Cerchiamo di spiegarlo insieme. Per capire l’insegnamento della legatura di Isacco, dovremmo tornare indietro alla parashà di Lech Lechà: Avraham vince la battaglia sui quattro re che vinsero a loro volta i cinque re. Malkitzedek, re di Shalem, identificato anche come Sem figlio di Noè (Rashi), incontra Avraham e gli offre del pane e del vino. Perché questo gesto? Dovevano forse fare il Kiddush? Spiega Rav Metzgher, che Malkitzedek capisce quale sia la vera natura di Avraham e della sua discendenza: Anche in una guerra difficile, in una situazione in cui si è numericamente inferiori (Avraham vinse la guerra solo insieme al suo servo Eliezer), quando la situazione sembra impossibile da risolvere, ecco, ne si esce addirittura migliorati, così come il grano, quando viene macinato ne esce della farina da cui si ricava il pane: la sua Berachà si alza di livello, da Borè Peri Aadamà diventerà Hammotzi; E così l’uva, quando si pressa, ne esce del vino ed anche in questo caso la Berachà migliora: da Boè perì Haetz diventerà Boè Perì Haggafen. Ecco dunque il segreto della forza del popolo d’Israel: anche dopo essere stati pressati, torchiati, calpestati, ne usciamo sempre potenziati. Ora si capisce anche la legatura di Itzchak: Nel momento in cui Izchak sale nel Gan Eden, secondo l’Orach Chaym gli viene modificata l’Anima. L’Anima di Itzchak prima della legatura, nel suo destino non poteva sposarsi ed avere una discendenza; dopo la sua salita nel Gan Eden, gli viene fornita una nuova anima, l’anima gemella di Rivkà sua moglie, che nascerà esattamente nel momento in cui Itzchak salirà nel Gan Eden, due persone di età differenti eppure nate spiritualmente nello stesso istante: nel momento dell’apparente morte di Itzchak, inizia la sua vita, la vita di sua moglie e la vita della futura discendenza di Avraham.
Un po’ è questa la nostra storia, come le olive pressate danno l’olio, così le persecuzioni di Israel hanno dato sempre quella spinta a rinascere dalle nostre ceneri, ancora più forti. Il Pane, il Vino, L’Olio (delle candele) sono il simbolo dello Shabbat e delle festività della Torà, forse questo ci insegnano i maestri, sappiate che il segreto del popolo d’Israel è la sua tenacia e forza anche nei momenti più difficili, la discesa è funzionale solo alla salita, il buio nasconde, nel suo passare, una prospettiva di luce ancora più forte.
Shabbat Shalom