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Di Moshè Marco Del Monte

Questo Shabbat inizieremo il libro di Devarim, il libro considerato un riepilogo di tutto il Pentateuco, proprio per questo viene chiamato anche Mishnè Torà, la ripetizione della Torà. La parola Mishnè può significare sia ripetizione che cambiamento, cerchiamo di capire il senso di questo nome, contestualizzandolo nel periodo in cui si colloca.


Di Rav Alberto Sermoneta

"Elle ha devarim asher dibber Moshè el col Israel - questi sono i discorsi che rivolse Mosè ai figli di Israele": così inizia l'ultimo libro della Torà, un libro dedicato tutto a Mosè che, come un buon padre mette in guardia i propri figli sul comportamento da tenere nella terra di Israele.
Il Deuteronomio vuole essere un riepilogo di tutto il Pentateuco. In esso sono contenuti gli eventi più importanti dei quaranta anni trascorsi nel deserto; in particolar modo la parashà che leggeremo questo shabbat, contiene una lunga serie di ammonimenti che si addicono alla settimana che stiamo trascorrendo: quella che precede il digiuno del 9 di Av.


Di Rav Alberto Sermoneta

La parasha' di questo shabbat dà inizio al quinto ed ultimo libro della Torà, e ne prende appunto il nome. Il libro di Devarim è anche conosciuto con l'appellativo di "Mishne' Tora'" o dal greco Deuteronomio.
Nel libro sono contenuti una serie di discorsi che Mosè rivolge al popolo prima di accomiatarsi definitivamente.
Le raccomandazioni sono in funzione del comportamento, molte volte scorretto, che il popolo ha avuto durante i quaranta anni di permanenza nel deserto e sono fortemente legati alla Terra di Israele e alla vita su quella Terra.
Forse per questo motivo, questa parashà coincide sempre con il sabato che precede il digiuno di tishà' be av - il giorno più luttuoso della storia del nostro popolo.


Di Rav Alberto Sermoneta

SHABBAT CHAZON
Con la parashà di Devarim, questo shabbat inizieremo la lettura del quinto ed ultimo libro della Torà. Il libro è conosciuto anche con il nome di Deuteronomio o “Mishnè Torà” poiché in esso vengono riassunte le parti fondamentali della vita del popolo durante i quaranta anni di permanenza nel deserto.
Il libro contiene una serie di discorsi ammonitivi che Mosè rivolge al popolo, prima di lasciarlo definitivamente all’ingresso della Terra di Israele.
Questi discorsi sono molto duri, paragonabili a quelli di un padre che prima di morire si rivolge ai propri figli ammonendoli e rammentandogli i momenti in cui hanno avuto un cattivo comportamento, perseguendo una strada non buona.


Di Rav Alberto Sermoneta

Con la parashà di Devarim inizia il quinto ed ultimo libro della Torà; esso comprende una serie di discorsi che Mosè rivolge al popolo, prima di lasciarlo definitivamente e prima che esso faccia ingresso finalmente, nella Terra Promessa.
Mosè come un buon padre si rivolge al popolo, anche con parole molto dure, riguardo il comportamento che dovrà tenere nella terra di Israele ed a volte ammonendolo che, nel caso in cui il popolo dovesse allontanarsi dall’osservanza delle mizvot in modo grave, potrebbero capitare gravi sciagure.
Tutto ciò, commentano gli esegeti, viene fatto da parte di Mosè con una eleganza ed una finezza che non tutti riuscirebbero ad avere.