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Di Rav Alberto Sermoneta

Anche in questa parashà si riprende il lungo discorso di Mosè sulla Terra di Israele.
La Terra è sacra, così come sacro deve essere il comportamento di chi vi abita.
Persino i soldati hanno il dovere di mantenerla sacra, anche nei periodi di guerra.
Se la parashà di shofetim, si rivolgeva alle autorità del popolo, la nostra parashà si rivolge al popolo stesso. Ciascun membro del popolo ha il sacrosanto dovere di rispettare la “Terra d’Israele” mettendo in pratica i dettami della Torà. "Erez Israel belì Torà hi cheguf belò neshamà - La terra di Israele senza l'osservanza della Torà è come un corpo senza l'anima" - così i Maestri ammoniscono, seguendo ciò che la Torà stessa insegna.

Israele è quindi la posta in gioco per una vita di kedushà che significa - distinzione dagli altri popoli, sia verso la terra stessa che verso i suoi abitanti.
Il fatto che nonostante gli oltre tremila anni di vita del popolo ebraico, noi ebrei abbiamo ancora un forte legame per la terra di Israele, e continuiamo più volte nel corso della nostra vita a visitarla ed a desiderare fortemente di vivere lì, è la garanzia che esiste un legame talmente profondo che nessuno mai riescirà a cancellare.
Erez Israel e Am Israel sono un'unica cosa; un legame indissolubile che fu deciso prima ancora che nascesse il nostro popolo, da “Qualcuno” che, essendo il Padrone del mondo, tutto può.…e le Sue decisioni durano in eterno!

Shabbat shalom