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Di Moshè Marco Del Monte

Se nella Parashà precedente si stabilivano indicazioni per la giusta amministrazione giuridica e politica, in questa parashà si esplicitano principi morali da attuarsi in molteplici casistiche di relazioni tra un individuo e il suo prossimo.

La Parashà di Ki Tezzè contiene il numero più alto di mitzvot della Torà, ne troviamo, infatti, ben settantaquattro. Questo numero non è una pura coincidenza, nella Torà non esiste il “caso”.
La Torà è un codice che può essere decodificato attraverso diverse interpretazioni, tra le tante troviamo la Ghematrià, il valore numerico attribuito alle lettere. Le lettere corrispondenti al numero settantaquattro sono la Dalet e la Ain, che unite danno la parola “Ed”, testimone, e la parola “Dà”, Conosci!
I Chachamim ci richiedono di conoscere e riconoscere la presenza di D.o in ogni frangente della nostra vita materiale, come dice il Mishlè 3,6 “In ogni tua strada, conosciLo”. Questo costante pensare alla Divinità che pervade la materialità, ci rende anche “Ed” Testimoni della Presenza di D.o in questo mondo; non a caso le lettere finali della prima e ultima parola della confessione di Unicità di D.o, “Shemà Israel Ad. E-lokenu Ad. Echad” danno proprio la parola “Ed”, ed è questo uno dei motivi per cui sono scritte con caratteri più grandi.
Non sempre tutto ciò risulta facile, “Ki Tezè Lamilchamà”, quando uscirai in guerra, come dicono i chachamim già quando si nasce, inizia la nostra, o meglio, le nostre “battaglie”, spirituali e materiali, ma sentendoci sempre accompagnati dalla presenza di D.o ne usciremo vincitori, “Untanò Hashem E-lokecha beyadechà, “E lo darà il Signore Tuo D. in tua mano”.

Shabbat Shalom Umevorach