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Di Rav Alberto Sermoneta

"Attem nizzavim ha iom kullekhem lifnè A' Elo-hekhem - Voi siete oggi, tutti voi stabili davanti al Signore vostro D-o"
È così che inizia la parashà che leggeremo questo shabbat.

Racconta il midrash, che Mosè, vedendo il popolo impaurito, dopo aver ascoltato le kelalot, vuole runcuorarli e gli fa notare che, nonostante tutto, essi sono ancora in vita.
Questa parashà viene sempre letta il sabato che precede rosh ha shanà in quanto in essa, è ripetuto più volte il concetto di teshuvà, che è alla base dei giorni che stiamo vivendo, fino a Yom Kippur.
I nostri Maestri ci fanno notare che, nonostante la grande importanza della giornata di Rosh ha shanà - fra l'altro anche rosh chodesh del primo mese dell'anno - non vi è alcun accenno al suo ingresso, all'interno della tefillà. Tantomeno, a differenza degli altri capi mese che vengono annunciati il sabato che li precede, esso non è annunciato.
Fra i vari nomi attributi, sia dalla Torà che dalla tradizione rabbinica a Rosh ha shanà, c'è quello di "kesse - coperto - nascosto".
Quindi, il motivo di ciò è che noi vogliamo tenere nascosto l'arrivo di questa giornata, custotendola gelosamente dentro di noi.
Molte sono le interpretazioni date al nome "kesse": una molto interessante viene riportata dal Sefer ha toda'ah e dice che, essendo Rosh ha shanà il "giorno del giudizio" si tiene nascosta questa cosa, a chi vuole influenzare negativamente su di noi, lasciando soltanto a D-o la facoltà di giudicarci e non gli esseri umani
Così come, se l'uomo sapesse che il giudizio divino nei nostri confronti avviene soltanto in questi giorni particolari, si comporterebbe male per tutto il resto dell'anno e rinvierebbe il pentimento solo a questo periodo.
I Maestri vogliono interpretare questa spiegazione, basandosi anche da un verso della Torà, in cui è detto:”mereshit ha shanà ad acharit ha shanà - dall'inizio dell'anno fino alla fine dell'anno" (Devarim 11).
Cioè, oltre che alla benedizione divina su di noi, che è dall'inizio dell'anno fino alla sua fine, anche il giudizio divino, nei nostri confronti è dall'inizio alla fine dell'anno.

Shabbat shalom