Di Marco Del Monte
Molti sono gli argomenti della Parashà settimanale: l’uscita dall’Egitto; Il passaggio del Mar Rosso; le acque amare di Marà; la Manna; Lo Shabbat; il vile attacco di Amalek. I nomi delle parashot racchiudono il loro significato.
Di Rav Alberto Sermoneta
Nella prima parte della nostra parashà, la Torà ci racconta la miracolosa uscita dall'Egitto e il passaggio del Mar Rosso. Nella seconda parte invece ci viene narrato dei primi episodi, inerenti la vita nel deserto, in condizione di libertà. Subito dopo il passaggio del Mar Rosso, ci viene narrata una storia particolare, che inizia con le seguenti parole:"..e giunsero ad Elim dove c'erano dodici sorgenti di acqua e settanta palme da dattero e si accamparono li sull'acqua".
Di Rav Alberto Sermoneta
Il vento della libertà inizia a soffiare per il popolo ebraico dopo quattrocentotrenta anni di infame schiavitù.
Nella giornata del 27 Gennaio il mondo politico, insieme alle Comunità Ebraiche europee hanno celebrato la Giornata della Memoria, anniversario dell'apertura dei cancelli del campo di sterminio di Aushwitz.
La libertà è la parola più importante per gli esseri umani e quanto sangue è stato versato per l'ottenimento di questo bene prezioso!
Un bene che però non tutti ne sanno godere perché non ne conoscono a fondo il suo significato.
Di Rav Alberto Sermoneta
Con la parashà che leggeremo questo shabbat, la Torà ci narra del miracoloso passaggio del Mar Rosso e quindi del definitivo abbandono della schiavitù egizia dopo 430 anni.
Il concetto di miracolo nella tradizione ebraica, è assai diverso da quello delle altre tradizioni religiose; esso non consiste nella diversità o sopranaturalità dell’evento: come l’apertura del mare in due (o come alcuni “capolavori” cinematografici ci hanno mostrato nei vari periodi), bensì nel momento particolare in cui esso necessita.
Ad esempio, nel caso specifico, non è stato un miracolo quello del passare all’asciutto in mezzo al mare, bensì quello di trovarsi con il mare all’asciutto, quando l’esercito egiziano aveva ormai raggiunto gli ebrei e stava per colpirli o riportarli indietro.
Di Rav Alberto Sermoneta
C'e' sempre un legame fra la Tora' e quelle festivita' chiamate "minori", perche' istituite dai Maestri della Mishna'.
Questo shabbat in cui leggeremo la parasha' di Beshallach, coincide con la festa, di Rosh ha shana' la ilanot, che e' il "Capo d'anno degli alberi" che segna per la Terra d'Israele, il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile.
In realta', non e' il vero passaggio dall'inverno all'estate, ma e' il momento in cui, cessano le piogge torrenziali, che simboleggiano la stagione invernale e, con il primo sole, i mandorli iniziano a germogliare.
La parasha' di beshallach e' per eccellenza la parasha' in cui si parla di acqua: dal passaggio del Mar Rosso, all'episodio in cui si narra della roccia che, colpita da Mose' scaturisce acqua per far bere il popolo.
Di Rav Alberto Sermoneta
Di Rav Alberto Sermoneta
Con questa parashà si conclude l'oscuro periodo di schiavitù del popolo ebraico in Egitto durato quattrocentotrenta anni.
Nella parashà viene letta la Shirat ha Jam, la cantica che intonarono Mosè e tutto il popolo ebraico, quando arrivati all'altra sponda del Mar Rosso, videro finalmente i loro nemici, che la potenza divina aveva fatto annegare nel mare: “...Ashira l'A' ki gaò gaà sus ve rokhevò ramà vajam” “..canterò al Signore poiché è eccelso, cavallo e cavaliere affondò nel mare”.
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