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Di Rav Alberto Sermoneta
Parashat ha shavua

Con questa parashà inizia il secondo libro della Torà, che prende il nome da una delle prime parole con cui esso inizia e che da anche il nome alla prima parashà.
La traduzione dei Settanta lo ha chiamato invece Esodo, poiché la parte centrale del libro, tratta dell'esodo degli Ebrei dall'Egitto.
Già in una delle ultime parashot del libro di Bereshit, la Torà elenca i nomi dei figli di Giacobbe-Israel che scesero in Egitto; i commentatori si chiedono che motivo che fosse per ripeterlo, esprimendo gli stessi concetti.

La risposta che adducendo a questa "ripetizione " è che, nonostante l'oppressione, la schiavitù e le amarezze, essi non rinunciarono mai alle loro tradizioni, persino nella durezza di schiavitù.
La parola SHeMoT è l'anagramma di quelle mizvot che, nonostante la schiavitù, il popolo mantenne sempre vive:
Shabbat, Milà e Tefillin.
Grazie all'osservanza di esse, il popolo fu liberato dalla schiavitù.


Shabbat shalom