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Di Marco Del Monte

Dì ai figli d’Israele che prendano per me un’offerta terumà. Prenderete la Mia terumà da ogni persona il cui cuore l’abbia mosso a generosità”.

In questa Parashà Hashem ordina al popolo d’Israel di portare un’offerta per la costruzione del Tabernacolo, spiega Rabbi Yaakov Abuchatzeira che questa mitzvà non è da considerarsi conclusa in un tempo determinato, bensì dovrebbe essere un insegnamento per tutte le generazioni. In ogni generazione viene richiesto ai figli del patto di D.o, un’offerta in senso lato, cioè qualcosa che si offre di sé stessi che possa essere in termini di denaro, in potenzialità, in volontà per eseguire le strade di Hashem. In questo offrirsi, la modalità migliore è quella determinata da un cuore generoso e con grande gioia, in modo tale, spiega Abir Yaakov, da capovolgere in bene la sorte del popolo, nel rinunciare un po’ a noi stessi di fronte il comando del Re. Scrive Rabbi Yaakov (Ghinzè Hammelech, Likutè Shoshanim) che anche nel momento in cui una persona prega di fronte al Creatore c’è in questo atto il concetto di “Terumà-Offerta” letto anche come “Itromemut-Innalzamento”, così come è scritto in masechet Berachot 6b: La preghiera è una delle cose che arrivano fin nel più alto (Rumò-Itromemut) dei mondi.
Per questo nel verso si dice che una Preghiera dovrebbe essere espressa da ogni persona il cui cuore è generoso: le parole non escono solo dalle labbra ma dalla radice e dalla profondità del cuore, non a caso la preghiera è chiamata “Avodà Shebalev- Il lavoro del cuore”.
Nel senso più esteso del verso, ogni atto di abnegazione verso Hashem, dovrebbe essere accompagnato dalla conversazione con Hashem, come ci ricorda spesso Rabbì Nachman di Breslev, quella preghiera che in antichità consisteva nel parlare semplicemente con Kadosh Baruch Hu e raccontarGli di noi, chiedere il Suo aiuto, o semplicemente ringraziarLo per il bene che ci dà. A volte si chiama un genitore non solo perché si ha bisogno di lui, ma semplicemente per entrare in contatto con lui per sentirsi vicini, perché si ha nostalgia. Questo quello che ci chiede Hashem, cioè di chiamarLo più spesso possibile, coinvolgerLo nella nostra vita, non farGli sentire la nostra lontananza cosicché Lui possa farci sentire la Sua vicinanza e dire: “Sono qui Figli Miei, non preoccupatevi, Penso Io a Voi”.
Costruitemi un Santuario e Risiederò Dentro di Voi!
Shabbat Shalom Umevorach