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Di Rav Alberto Sermoneta

Dopo aver lungamente trattato della santità, della purità e dell'impurità dei Cohanim prima e del popolo ebraico dopo, la Torà con queste due parashot che concludono il libro di Vaikrà (Levitico), ci insegna e ci comanda come bisogna comportarsi per meritare di vivere a lungo e in pace sulla terra di Israele.

"Eretz Israel belì Torà hi che guf belì neshamà - la Terra di Israele senza la Torà è come un corpo senza l'anima" ci insegnano i nostri maestri.
L'osservanza delle mizvot è fondamentale per meritare la Terra e soprattutto, per viverci in una condizione di pace.
Il famoso commentatore del Tanakh, Rashì commenta il versetto 
"Ve natattì Shalom ba aretz - e concederò la pace sulla Terra" (vaikrà 36;6) dicendo che la pace, da sola, pesa quanto tutto il resto delle benedizioni; si può avere pioggia a suo tempo che irriga i campi, sole d'estate, abbondanza, potenza economica e militare, ma se manca la pace, non si sopravvive a lungo, in maniera esaustiva.
La pace sulla terra di Israele è la condizione primaria per il bene dei suoi abitanti e questa si raggiunge soltanto a condizione che venga messo in pratica lo studio della Tora e l'osservanza delle mizvot: "Im Bechukkòtay telekhu ve et mitzvòtai tishmerù- Se camminerete nei miei statuti e osserverete i miei precetti" (Vaykrà 26;3) mettendoli in pratica.

Gli scettici potrebbero accusare Israele di rifiutarsi a stipulare trattati di pace con i Paesi limitrofi ed essere la causa dei continui attacchi da parte dei vicini di "casa". 
C'è da notare, proprio nel versetto appena citato, che la Torà fa precedere l'espressione "betach - sicurezza" a "Shalom - pace". Ossia, non può esserci pace se manca la sicurezza per gli abitanti. Come è possibile fare la pace con chi continua ad inneggiare per la tua distruzione e la tua morte? 

Shabbat Shalom