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Di Rav Alberto Sermoneta

Dopo aver descritto un lungo elenco di animali proibiti  e uno meno lungo  di quelli permessi alla alimentazione, la Torà conclude dicendo:
"Poiché Io  sono il Signore vostro D-o, vi santificherete e sarete santi, poiché Io sono santo e non renderete impure le vostre persone a causa di tutto il brulicame che striscia sulla terra. Poiché sono Io il Signore che vi ha tratti dalla terra d'Egitto per essere per voi D-o e voi sarete santi" (vaikrà 11vv 45,46).

Durante questo nefasto periodo di epidemia che ci sta facendo, oltre che rattristire anche riflettere profondamente sul comportamento dell'uomo rispetto alla natura e ai suoi abitanti, la Torà ci esorta a non mangiare tutto ciò che capita nelle nostre mani, ma a distinguere fra animali puri e impuri. Tutto ciò per fare degli ebrei, un popolo santo. La santità e la purità, fanno del nostro popolo, una morale di vita e la regola per il nostro cammino nella storia. Se non ci fosse stato chi si cibava o si ciba ancora di pipistrelli, considerati, proprio dalla nostra parashà "abominevoli" ("sheketz ihiù lakhem - cosa abominevole sarà per voi" (vaikrà 11;11) probabilmente oggi non saremmo rinchiusi nelle nostre case e non avremmo festeggiato pesach in estrema solitudine. Un breve commento di Rabbì Ovadià Sforno su questo versetto ci insegna che, il Signore vuole che il suo popolo sia kadosh - santo, distinto, che imiti proprio la Sua kedushà ed è per questo che ci ha fatti uscire dall'Egitto. Infatti per essere kedoshim, fra le varie cose, vi è quella di limitare la nostra alimentazione esclusivamente ad animali considerati "puri".