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Di Rav Alberto Sermoneta

In queste due parashot che leggeremo questo Shabbat, la Torà ci detta una serie lunga e dettagliata di regole che riguardano la natura e l'operato dell'essere umano.

Se nella parashà dello scorso Shabbat, ci sono state date regole che riguardano gli animali - permessi e proibiti - questa settimana, con queste due parashot, le regole riguardano il permesso e la proibizione dell'uomo, nel rapporto con la società che lo circonda.

Esse vengono denominate "purità e impurità" in funzione alla vita, privata e sociale, che vanno intese come un particolare periodo di debolezza che poteva capitare nella vita di un essere umano.  Nella seconda parashà invece, la Torà ci dà regole dettagliate sulla purità e sull'impurità causate dalla tzara'at - lebbra. Chi era considerato impuro a causa di essa, veniva mandato immediatamente in isolamento, per un periodo di tempo, a seconda della gravità della sua condizione. Il tempo minimo di isolamento era di sette giorni, che poteva essere prolungato a seconda della condizione in cui si trovava al momento della nuova verifica.

Spiegano i Chakhamim che quel tipo di impurità era definita una vera e propria malattia, del fisico e dello spirito ed era un periodo particolare della sua vita causato dal suo comportamento, verso la società. Colui che veniva dichiarato impuro, doveva immediatamente allontanarsi dalla vita sociale "vhotzì otò el michutz la machanè - lo farai uscire fuori dell'accampamento".  Era la peggiore condizioni quella in cui si trovava il "metzora' - lebbroso" che restava a lungo in isolamento fuori dell'accampamento". Di costui si diceva che era doppiamente malato: nel fisico e nello spirito. Per questo l'isolamento, oltre a contenere il contagio fisico in mezzo alla gente, lo portava a riflettere profondamente sul suo operato - causa della sua impurità - per uscirne fuori e guarire completamente nel momento in cui se ne fosse realmente reso conto ed aver riparato, con sé stesso e con la gente.

Shabbat Shalom