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Di Moshè Marco Del Monte

L’argomento ricorrente in queste due Parashot è lo status Psico-Fisico chiamato Tzaraat.
Questo status è stato definito come una malattia dermatologica da alcuni definita anche come psicosomatica, la quale si esprime con delle macchie e/o deformazioni cutanee che riflettono uno status interno di negatività.

La cura che doveva essere applicata a questo disturbo era l’isolamento e un’attenta riflessione introspettiva sulle mancanze della persona, sotto controllo stretto del Cohen. Era Il Sacerdote che definiva diagnosi, prognosi e terapia. Non ci sorprende che in questo shabbat queste parashot vengano lette proprio nel Rosh Hodesh Yiar, infatti, come affermano i maestri, le iniziali della parola Yiar sono l’acronimo di “Ani Hashem Rofecha”, io sono il Signore tuo dottore. Quindi di cosa abbiamo realmente bisogno di una cura attraverso un medico con dei farmaci oppure basta una preghiera o la Teshuvà? Nello Shulchan Aruch (Siman 336,1 e commento del Ta”z) è interessante notare come si esprima questa straordinaria dinamica tra la cura del medico e quella spirituale: “La Torah ha concesso al medico il permesso di guarire,  (Baba Kama 85a derivato dalle parole: 'E per guarire guarirà' Es. XXI, 19). Ed è (proprio)un dovere religioso […]”, e così commenta il Turè Zaav: “La vera guarigione è il risultato di una preghiera efficace. Ma non tutte le persone meritano tali conseguenze. L'uomo, quindi, deve fare affidamento anche sulle cure naturali, attraverso il permesso concesso al medico di somministrare le cure, il quale a sua volta è religiosamente obbligato a compiere il suo dovere”. Rabbì ChaYm Vital, a nome dell’Ariza”l nel suo testo Shaarè Kedushà ci dice chiaramente che esistono 248 organi spirituali e 365 tendini spirituali, i quali corrispondono ai 248 organi materiali ed ai 365 tendini materiali, la cui somma dà proprio 613, come il numero delle Mitzvot, ed è questo quello che la Kabbalà ci svela: Ogni organo materiale trae il suo nutrimento dal suo corrispettivo spirituale, e quando chas veshalom dovesse mancare quella linfa nutriente spirituale anche la parte materiale ne risulterebbe deteriorata. Un grande della nostra generazione Rabbi Chaim Kanievsky zecher tzadik livracha, quando una persona andava da lui per chiedergli cosa fare per un certo disturbo fisico, gli indicava, ovviamente dopo aver chiesto di farlo presente ai medici, di studiare sul Talmud, Mishnà o quant’altro, qualche argomento che riguardava l’organo malato in questione, per esempio a chi faceva male la testa (Rosh) gli indicava di studiare il commentatore Rabbenu Asher chiamato appunto “Rosh” e così via (su internet ci sono vari racconti dei suoi talmidim o delle persone che hanno avuto risultati miracolosi attraverso lo studio della Torà, ovviamente accompagnato da un controllo Medico).

Questo ci indica che c’è uno stretto legame tra materialità e spiritualità, dove una aiuta l’altra nel completarsi.
Con l’augurio che ognuno di noi possa essere sempre sano, vigoroso, energico sia spiritualmente che materialmente come è scritto: ogni malattia che ho posto in Egitto non farò cadere su di voi.

Shabbat Shalom Umevorach